Da Ghena Silana alla Gola di Gorropu, diario di una giornata nel Gran Canyon d’Europa

Trekking a Su Gorropu
 
 
Undici punti di vista
 
“Scegliamo il percorso medio” – “Non è meglio quello facile?” – “Con guida o senza guida?” – “Con!” – “O forse senza?” – “C’è gente che si è persa!” – “Mia madre, che lo ha fatto, mi ha detto che è difficilissimo” –  “Mia cugina sa che è quasi tutto in pianura” – “Com’è possibile?” –  “Scarpe o scarponi?” – “Qualcuno sta sbagliando” – Insomma, mettere d’accordo undici persone non è facile. Eppure venerdì eccoci tutti all’appuntamento, col sorriso stampato sulla faccia e il bagagliaio che straborda di zaini, asciugamani, pile, materassini e tende da campeggio che promettono “2 seconds” per il montaggio (celando altrettante ore per tornare nella confezione). Fatto sta che dopo un gelato e qualche minuto, un cordone di macchine scivola come un lombrico lungo la nuova strada statale 125 che dopo 183 chilometri conduce al Passo di Ghenna Silana, votato dalla maggioranza di noi come percorso preferenziale per raggiungere uno dei monumenti naturali più spettacolari in Sardegna, la Gola di Gorropu: come pochi sardi sanno, è il canyon più grande d’Europa
 
 
Trekking a Su Gorropu
 
 
Temporali estivi al riparo di una tenda
 
Sono le sette del mattino dopo quando suona la sveglia, e subito a seguire, una dietro l’altra, suonano anche le cerniere delle tende già illuminate a giorno. La sensazione condivisa, però, è di non aver dormito affatto. La causa è del temporale estivo che ha scrosciato forte e per quasi tutta la notte sull’incerto accampamento di poliestere: così tanta acqua da coprire il rumore della campagna, quello del mare in tempesta, e a tratti perfino le voci che da una tenda all’altra scambiano opinioni su un eventuale piano di evacuazione. Ma la pioggia, intermittente come il sonno, non ha intaccato le intenzioni: perciò docce rapide, vestizione tecnica, progettazione zaini, imbottitura panini, rifornimento frutta e acqua, ed eccoci pronti ad affrontare il Passo di Ghenna Silana, coi suoi 4 chilometri di curve scoscese incisi sul legno all’ingresso del percorso.  
 
 
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Lungo il percorso di Ghenna Silana
 
A segnare l’arrivo è una casa cantoniera appollaiata su uno spiazzo al sole in cui parcheggiare la macchina e arruffarsi i capelli se il vento batte come oggi. Già a colpo d’occhio si percepisce la maestosità del paesaggio: lo sguardo asseconda i profili verdi e incurvati del Supramonte, com’è chiamato il complesso di altipiani che si estende dalle pendici del Gennargentu sino al Golfo di Orosei, nella costa centro-orientale sarda, abbracciando i piccoli centri di Orgosolo, Urzulei, Oliena, Dorgali e Baunei. Ghenna Silana è solo uno dei percorsi possibili per raggiungere la Gola di Gorropu: si dice sia il più bello dal punto di vista naturalistico e abbastanza facile pur non essendo escursionisti esperti
 
 
Trekking a Su Gorropu
 
 
La discesa scorre per circa quattro chilometri - e più o meno un’ora e mezzo - lungo un sentiero poco tracciato ma visibile, con un dislivello di 650 metri che certo si fa sentire sulle ginocchia. Il percorso, che alterna tratti ombreggiati a ridosso di lecci, ginepri e tassi millenari e scorci panoramici mozzafiato, svela un paesaggio in continua evoluzione, fra sentieri di terra coperti dalla macchia, brevi pietraie, gradoni scalfiti nella roccia, resti di barracos, le antiche capanne sarde, di cortes e di bachiles a mo’ di recinto per agli animali da pascolo, di cumbulas per dar riparo ai maiali, e poi ancora nuraghe e tombe di giganti integrati nella natura in modo perfettamente armonioso. Un ambiente aspro e selvaggio che da casa a cinghiali, mufloni, volpi, ghiri, sparvieri, aquile reali, ed è presidiato dal falco eleonorae, che veglia su queste foreste fin dai tempi leggendari che raccontano di diavoli (Sa Tentassione), esseri malvagi (Sos drullios)  e creature spaventose (Sa mama de Gorropu) ad abitare gli anfratti nascosti del Gran Canyon d’Europa. 
 
 
Trekking a Su Gorropu
 
 
Nella Gola di Gorropu
 
Dopo circa un’ora e mezzo di camminata arriviamo a valle. Lì il vento si attenua e delle pozze di acqua dolce permettono di sciacquarsi di dosso l’aria calda di una mattina di giugno. A pochi metri da noi, l’ingresso della Gola di Gorropu ( costo 5€ ): uno straordinario monumento naturale al confine fra i territori di Urzulei e Orgosolo, una lingua di terra lunga un chilometro e mezzo scolpita dal moto incessante del Rio Flumineddu. Un corridoio naturale fra due falesie calcaree alte poco meno di mille metri (il picco massimo è punta Cucutos, 888 metri), che sul fondo si avvicinano fino a sfiorarsi, con una distanza, in alcuni tratti, di quattro o cinque metri appena. Uno spettacolo che restituisce, anche visivamente, la proporzione dell’uomo di fronte all’immensità della natura. Lì è tempo di separarci e a tratti perderci. Ciascuno col suo modo personale, quasi intimo, di affacciarsi da questa nuova finestra sul mondo. 
 
 
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Il Supramonte dal finestrino di una Jeep
 
Nel pomeriggio cominciamo a pensare alla risalita. C’è chi decide di cimentarsi nel percorso inverso sulle proprie gambe, e chi, non sentendosele più le gambe, opta per la Jeep ( 10€ ). Alla guida del fuori strada c’è Roberto, un tipetto magro e abbronzato che fin da bambino si muove a passo svelto fra i sentieri del Supramonte, di cui conosce tutte le direzioni e le distanze, animali, rocce, piante. E te li sa raccontare. Lui è un economista che dopo aver studiato e vissuto fra Cagliari e Firenze è tornato a casa, a Tortolì, dove oggi combina il suo lavoro abituale con quello stagionale di guida, e aspetta i visitatori all’ingresso della Gola per fornire informazioni, garantire la protezione dell’area e aggiungere servizi opzionali. Dopo quasi mezz’ora di curve sterrate e radenti al fianco della montagna, interrotte da scorci spettacolari, il Supramonte è sotto di noi in un’immagine rarefatta, leggermente vaporosa, quasi immateriale. Come una specie di visione effimera e straordinaria.
 
 
[Photocredit: Il gruppo degli Undici]
 
 
 
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